La Chiesa del Santissimo Salvatore fu edificata nel XVI secolo ed ampliata nel 1603.

Nel 1646 la città di Acireale fu colpita da un’epidemia di peste e la Chiesa fu destinata alla funzione di un lazzaretto. Dieci anni dopo essa fu dedicata al Monte Calvario ed ogni anno, nel giorno del Venerdì Santo, da qui ha inizio la processione del Cristo Morto.

Nel 1693 il terremoto della Val di Noto, colpì la struttura, senza tuttavia causare ingenti danni.

L’abside fu interamente affrescata nel 1721 da un artista ignoto, del quale ci rimangono solo le iniziali: “M.P”. 

Nel 1921 l’edificio venne convertito in parrocchia e fu costruito l’oratorio.

All’interno della chiesa sono presenti alcune opere pregevoli, alcune delle quali furono ottenute tramite lascito.

Adornano la parte centrale della navata le tele di Alessandro Vasta, figlio del celebre Pietro Paolo Vasta e dell’artista acese Francesco Patanè .

Nell’abside, al centro dell’altare, è posto un pregevole crocifisso settecentesco in legno policromo. Al di sopra di questo viene rappresentata la scena dell’Ultima Cena, intrisa di mistero nella figura del Giuda: questo viene rappresentato ad un’altezza superiore a quella di Cristo ed indossa abiti spagnoleggianti, motivo per il quale si è dedotto che rappresenti in realtà un viceré spagnolo, la cui immagine venne deturpata nel viso in modo da renderlo irriconoscibile e dal tempo, dato che tutto il ciclo di affreschi rimase coperto dall’intonaco fino al 2017.
Al di sopra, sulla volta, vi è il richiamo al Calvario con la rappresentazione dei putti che sorreggono i simboli del martirio di Cristo.  

Alla base dell’abside, infine, gli affreschi di qualità inferiore hanno fatto presupporre che essi furono realizzati dagli artisti associati alla bottega del maestro: nel tondo a sinistra vengono rappresentate le Nozze di Cana, a destra la Moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Nell’oratorio la rappresentazione più importante riguarda il soffitto: l’opera è di Paolo Leonardi Vigo e rappresenta La gloria di San Benedetto Labre.

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