“Nos Jurati universitatis Jacis a voi Antonino di Miuchio nostro tesoriero vi dicimo et ordiniamo che (…) per li Patri Capochini mandatochi questi festi di carni livari prossimo passato cioè per vino et carni”. Questa la prima testimonianza del Carnevale di Acireale, un documento del 1594.
Ebbene sì, la festa più amata dai bambini (ma anche dagli adulti) ha origini molto antiche e molto diverse dalla festa di oggi: niente carri, luci, coriandoli… noioso, vero?
No, nulla di noioso!
Si trattava di un carnevale differente ma pur sempre allegro, anzi forse un po' pericoloso: lo testimonia un documento del 1612 della corte criminale che vietò il lancio dei limoni e delle arance contro le persone durante il periodo carnevalesco. Questo divieto fu necessario perché nel Seicento il Carnevale di Acireale era molto simile al Carnevale odierno di Ivrea: le persone, per goliardia, si lanciavano addosso gli agrumi rendendo davvero pericolosa la passeggiata in centro.
A causa di questo divieto il Carnevale si concentrò sulle maschere (in questo simile alla festa veneziana), divenendo una manifestazione satirica: si scherniva, in tal modo, sia la nobiltà che il clero, usanza che continua ancora oggi con la satira su politici e personaggi famosi. Anche all’epoca i personaggi scelti non erano casuali, tra questi vi era l’Abbatazzu (l’abate), la maschera più antica, caratterizzata sempre da grandi parrucche bianche, abiti damascati e un grosso libro.
Nel 1693 un evento irreversibile trasformò e cambiò per sempre la città, un terremoto distrusse l’intera Sicilia orientale, e decretò un lungo periodo di lutto in cui non si svolse il Carnevale. Proprio come qualche anno fa per il Covid!
Ma grazie al grande fermento venutosi a creare con la ricostruzione post-sisma, il Carnevale riprese con grande vigore portando alla nascita di nuove maschere: con U Baruni, la satira tornò dirompente prendendo di mira tutte le famiglie nobiliari della città, invece I Manti era un costume che permetteva l’anonimato grazie al lungo mantello di seta nera.
Nel 1880 si costruirono i primi carri di cartapesta. L’idea di istituire i primi carri allegorici venne concretizzata da Papa Alessandro VI Borgia tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. In Sicilia il primo carro allegorico venne realizzato nel 1601 a Palermo e il soggetto rappresentato era il dio Nettuno.
Ad Acireale i primi carri vennero realizzati quasi un secolo e mezzo dopo grazie alle grandi botteghe di artigiani della città che lavoravano la cartapesta. Da allora il Carnevale di Acireale ha mantenuto la stessa tradizione fino ai giorni d’oggi.
Dal 1930 vennero introdotte le macchine infiorate, ovvero auto addobbate di fiori, che nel corso del tempo si trasformarono in veri e propri carri.
La storia del Carnevale di Acireale, oltre che antica è affascinante, negli anni ha subito, dunque, diverse trasformazioni: da un carnevale simile a quello di Ivrea e poi di Venezia fino alla festa che conosciamo oggi: delle vere opere d’arte che percorrono le vie del centro storico ammaliando con movimenti, luci e musiche adulti e bambini.
Insomma l’aria di festa è contagiosa e fa riemergere il fanciullino che è sempre in ognuno di noi!